domenica 13 gennaio 2008

Osteoporosi
Il problema osteoporosi è oggi, e lo sarà ancora maggiormente in futuro, un fatto di rilevanza mondiale: l'aumento significativo della vita media della popolazione porta ad evidenziare patologie che, in un tempo anche recente, non risaltavano in tutta la loro attuale drammaticità.
E' noto che sono colpiti nella maggior parte dei casi soggetti di sesso femminile in fase postmenopausale: il depauperamento della massa ossea progredisce talvolta in modo irreversibile portando a quadri di grave menomazione, che rendono necessarie assistenza e cure per molti anni.
Negli Stati Uniti d'America si stima che per le sole fratture del collo del femore si stanzino dieci miliardi di dollari di spesa annuale e che questa patologia porti al decesso del 20% dei soggetti colpiti. La prevenzione è perciò la principale via percorribile per affrontare e contenerne le conseguenze.
E' stato affermato che l'osteoporosi è una malattia che si evidenzia generalmente nella terza età, ma che affonda le sue radici nell'età dello sviluppo: una mancata "saturazione" del tessuto osseo nei primi venti anni di vita condizionerà l'evoluzione della patologia negli anni della vecchiaia.
Sin da quando, nel 1941, Albright definì "osteoporosi" una condizione nella quale la massa ossea risultava deficitaria, caratterizzata da un'aumentata "radiotrasparenza" della colonna e, da un punto di vista clinico, da un incremento del numero delle fratture, ci fu l'esigenza di quantificare questa "debolezza" scheletrica, questa mancanza di resistenza meccanica. Oggi finalmente è possibile: disponiamo infatti di macchine affidabili ed il costo dell'esame è relativamente poco elevato.
Sul versante terapeutico, invece, la situazione è meno rosea. Finora non si è in grado di far recuperare la massa ossea perduta, e ci sono dubbi sul fatto che in un futuro relativamente prossimo si possa cambiare questa situazione.
La terapia farmacologica, in continua evoluzione, è insostituibile nel trattamento delle forme conclamate, mentre l'attività fisica è preponderante nella prevenzione. Prevenzione che deve iniziare nell'età dello sviluppo e giovanile, per intensificarsi nell'approssimarsi dell'età a rischio.
Inoltre, l'esercizio fisico offre due vantaggi che nessun'altra terapia di mantenimento della massa ossea permette: un'efficacia nel conservare la salute fisica che va ben al di là del solo problema osteoporosi, e soprattutto un'ineguagliabile effetto sulla prevenzione dell'evento ultimo per cui si vuol intervenire: la frattura.
Fonte: Gruppo di Studio della Scoliosi e della patologie vertebrali.

sabato 5 gennaio 2008

Lombalgia - mal di schiena
Dall'80 al 90% delle persone adulte sperimentano il mal di schiena (o lombalgia) nel corso della propria esistenza e il 75% in età lavorativa. In considerazione del fatto che colpiscono l'uomo nella sua età più produttiva, dai 40 ai 50 anni, le lombalgie hanno un costo sociale e sanitario enorme per spese mediche e per giornate di lavoro perse.
Nell'80%-90% dei casi si tratta di algie comuni non correlate a cause specifiche. Fra le cause più significative riferite dagli studiosi per queste forme, vi sono le posture e i movimenti incongrui, il sovrappeso, gli stress psicologici e una forma fisica scadente.
Secondo Waddel si è evidenziata la necessità, nella pratica clinica, di favorire un "approccio attivo" per curare la persona colpita da mal di schiena nella sua globalità ricorrendo ad un coinvolgimento diretto del paziente, come accade nella Back School. Peraltro anche il riposo a letto ha dimostrato di essere non solo inutile, ma addirittura dannoso. Anche in fase acuta, quindi, si deve favorire un approccio il più possibile attivo.
Data la sua caratteristica di benignità, ma anche di cronicizzazione e di recidive, è tra le situazioni patologiche che più hanno visto confluire su di sè l'interesse di varie figure professionali (mediche, paramediche) e non (ciarlatani di ogni tipo).
Anche il campo della cinesiterapia è stato caratterizzato dal fiorire negli anni di molteplici scuole per affrontare il mal di schiena, che a volte si mantengono entro canoni scientifici ed a volte sconfinano nel fideismo.
[Fonte: Gruppo di Studio della Scoliosi e delle patologie vertebrali]

mercoledì 2 gennaio 2008