sabato 23 gennaio 2016


La Manovra di Heimlich Tecnica di primo soccorso nell’ostruzione delle vie aeree

A cura di: Mauro Marin – Direttore di Distretto – Pordenone

La procedura di primo soccorso più efficace nel soffocamento da corpi estranei è la manovra di Heimlich (MH), descritta per la prima volta dal medico statunitense Henry Heimlich nel 1975 (1). Se eseguita correttamente, questa manovra salvavita è associata raramente a complicazioni tra cui vanno segnalate le fratture costali, la perforazione gastrica o dell'esofago (2,3). In particolari casi esite un rischio potenziale di lesioni degli organi addominali in associazione con la MH; per esempio nei bambini, negli anziani e nei pazienti con alterato stato di coscienza (4). Nella valutazione di questi pazienti ad alto rischio è necessaria una sorveglianza dopo l’esecuzione della MH per il pronto riconoscimento di eventuali lesioni a organi interni.

L’ostruzione delle vie aeree superiori può essere dovuta a tre cause differenti che richiedono trattamenti diversi: ipotonia linguale da perdita di coscienza, edema della glottide e corpo estraneo.
Il paziente cosciente che sta soffocando spesso si porta le mani al collo stringendolo tra indice e pollice e può presentare: afonia, dispnea, stridore inspiratorio, tosse debole, cianosi e poi infine perdita di coscienza.
Bisogna chiedergli se si sente soffocare e se può parlare. Se riesce a parlare o tossire, l’ostruzione è solo parziale.

La più comune causa di ostruzione completa delle vie aeree superiori nel paziente incosciente supino è la caduta all’indietro della lingua ipotonica nel faringe, come in caso di perdita di coscienza da ictus, arresto cardiaco, trauma cranico, shock elettrico. La perdita di coscienza precede l’arresto respiratorio e l’ostruzione si tratta mediante la manovra di iperestensione del capo e sollevamento del mento oppure mediante sub-lussazione della mandibola in caso di trauma in cui l’iperestensione del capo è controindicata per il rischio di lesioni midollari.
L’ostruzione da edema della glottide può essere causata da allergie, asma bronchiale o infezioni, si manifesta con senso di soffocamento, dispnea seguita da cianosi e perdita di coscienza. Richiede la pronta somministrazione di adrenalina o/e la tracheotomia d’urgenza.
L’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo negli adulti si verifica di solito durante i pasti e si manifesta con un’improvvisa dispnea, seguita da cianosi e perdita di coscienza. Se il paziente può tossire con forza e parlare significa che l’ostruzione è parziale e non si deve intervenire tranne che invitando il paziente a tossire : un forte colpo di tosse è il modo più efficace di rimuovere un corpo estraneo in questi casi.
Se l’ostruzione delle vie aeree è completa il paziente non riesce a parlare, tossire e respirare e va incontro a sincope e arresto cardio-respiratorio.
In questo caso se la vittima è ancora cosciente, bisogna iniziare praticargli 5 percussioni sulla schiena per favorire l’espulsione del corpo estraneo, mantenendo il paziente inclinato in avanti e sostenuto con una mano sul torace posizionando il soccorritore a lato del paziente.
Anche una brusca spinta addominale sottodiaframmatica può forzare l’uscita dell’aria dai polmoni e produrre una tosse capace di espellere il corpo estraneo dalla via aerea, come nella manovra di Heimlich.

Manovra di Heimlich con paziente in piedi o seduto: il soccorritore si pone dietro il paziente e con le braccia gli avvolge la vita schiacciando la propria mano chiusa a pugno col pollice verso l’addome del paziente in regione mesogastrica sulla linea mediana appena sopra l’ombelico del paziente. Con l’altra mano il soccorritore afferra il proprio pugno ed esercita con forza una spinta verso l’alto contro l’addome del paziente. Le spinte vanno ripetute fino a che il corpo estraneo non venga espulso dalle vie aeree del paziente.
Se invece la vittima ha perso coscienza ed è distesa a terra, il soccorritore sospetta un’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo quando le ventilazioni di soccorso ripetutamente non determinano l’attesa espansione del torace del paziente. In questo caso bisogna:
1) di nuovo, iperestendere il capo e sollevare il mento
2) aprire la bocca, ispezionare il cavo orale, rimuovere eventuali corpi estranei visibili e provare di nuovo a ventilare .
3) se il torace non si espande ancora, eseguire la manovra di Heimlich con paziente disteso a terra per rimuovere eventuali corpi estranei nelle vie aeree non visibili nel cavo orale.

Manovra di Heimlich con paziente disteso a terra: con paziente supino, si posiziona il palmo delle mani sovrapposte sopra l’ombelico del paziente e si eseguono veloci spinte addominali verso il diaframma in direzione mediana, con lo scopo di rimuovere l’ostruzione delle vie aeree.

Roma, la magia del cinema diventa terapia al Gemelli

Roma - Chi sta male ed è ricoverato in ospedale può affrontare meglio la sua condizione vivendo momenti di normalità durante la degenza, come andare a cinema con i propri cari. E' quello che accadrà al Policlinico Universitario Gemelli di Roma con la realizzazione della prima vera sala cinematografica in uno dei maggiori ospedali italiani grazie alla collaborazione con MediCinema Italia Onlus. La sala MediCinema al Gemelli, che aprirà a marzo 2016, sarà in grado di accogliere anche pazienti non autosufficienti, a letto o in sedia a rotelle.

È in fase di costruzione tra l’ottavo e il nono piano del grande policlinico universitario romano e potrà accogliere 130 persone tra pazienti, familiari, amici, volontari e personale di assistenza. Da lunedì 4 a domenica 10 gennaio, le reti Rai, all’interno dei programmi tv e Radio, inviteranno il pubblico a sostenere la realizzazione della sala cinematografica donando da fisso e cellulare attraverso il numero 45599 (attivo dal 3 all’11 gennaio).

La 'cinematherapy', ormai da tempo nota e praticata, indica come la visione di film crei sotto il profilo psicologico un effetto pausa per i malati, aiutando a ridurre la percezione del dolore e creando uno stato di benessere riscontrabile a livello neurologico. Le neuroscienze hanno ulteriormente validato questa tesi (neurocinematics) arrivando a misurare gli effetti fisici durante la visione di immagini in movimento e rilevando miglioramenti. MediCinema promuoverà al Gemelli un progetto sperimentale per misurare gli effetti della cinematerapia nel percorso ospedaliero e nell’approccio alla malattia.

mercoledì 29 febbraio 2012

PPI aumentano di un terzo il rischio di fratture dell'anca nella donna in menopausa
Khalili H. et al, Use of proton pump inhibitor and risk of hip fracture in relation to dietary and lifestyle factors: a prospective cohort study, BMJ 2012


Le donne in postmenopausa che assumono regolarmente farmaci inibitori di pompa protonica (IPP) presentano un rischio più elevato di presentare una frattura dell'anca, specialmente se sono state fumatrici. E' quanto emerso da uno studio pubblicato sul BMJ.

In particolare, nelle pazienti in terapia con IPP da almeno due anni il rischio di presentare una frattura dell'anca era superiore del 35% rispetto  alle donne che non facevano uso di tali medicinali (HR 1,35 IC 95% 1,12-1,62, P<0,01). Inoltre, il rischio aumentava del 50% se le pazienti erano state fumatrici (HR 1,51 IC 95% 1,20-1,91).

Gli esperti hanno analizzato i dati di 79.899 donne in postmenopausa  che avevano partecipato al Nurses' Health Study e che avevano risposto a questionari somministrati ogni due anni riguardanti la salute e lo stile di vita. Complessivamente il follow up era di 565.786 persone/anno.
Dall'analisi è emerso che dal 2000 al 2008 l'uso di IPP era aumentato dal 6,7% al 18,9%.  Durante il follow-up si sono verificate 893 nuove fratture dell'anca su 600mila persone/anno.
Il rischio assoluto di presentare una frattura dell'anca per le donne che avevano assunto regolarmente IPP era di 2,02 per 1.000 persone/anno, rispetto a 1,51 per 1.000 persone/anno delle donne che non avevano fatto uso di tali medicinali.
Inoltre, il rischio sembrava essere limitato alle fumatrici o alle donne che erano state fumatrici in passato, in quanto l'HR aggiustato tra le donne che non avevano mai fumato era 1,06 (IC 95% 0,77-1,46, non significativo).

Secondo gli esperti il legame tra fratture e fumo era dovuto agli effetti di quest'ultimo sul calcio. Il fumo e l'uso di IPP possono avere un effetto sinergico sul rischio di frattura in quanto riducono l'assorbimento del calcio.
L'associazione tra aumento del rischio di frattura dell'anca e IPP si è mantenuta anche dopo l'aggiustamento per diversi fattori come  l'indice di massa corporea (HR 1,45 IC 95% 1,21-1,73), l'assunzione di calcio (HR 1,35 IC 95% 1,12-1,62) o l'uso di terapie ormonali o con corticosteroidi (HR 1,36, IC 95% 1,13-1,63).
Il rischio di frattura dell'anca aumentava in base alla durata della terapia con IPP: due anni (HR 1,36 IC 95% 1,12-1,65), quattro anni (HR 1,42 IC 95% 1,05-1,93), dai sei agli otto anni (HR 1,55 IC 95% 1,03-2,32).

Comunque, l'aumento del rischio di frattura dell'anca non era più significativo a due anni dall'interruzione della terapia con IPP.

L'aumento del rischio non dipendeva dalle patologie per le quali venivano usati gli IPP (ulcera peptica, bruciore di stomaco o reflusso acido).
Gli esperti non hanno osservato alcuna variazione del rischio in base all'uso di farmaci per la prevenzione delle fratture come terapia ormonale sostitutiva, bifosfonati, corticosteroidi o diuretici tiazidici (HR 1,36 IC 95% 1,13-1,63).
Combinando i risultati con quelli di altri 10 studi l'OR per il rischio di frattura dell'anca era di 1,28 (IC 95% 1,19-1,37).

Punti di forza dello studio includevano l'accurata modalità di raccolta di dati prospettici e la disponibilità di informazioni validate circa la presenza di possibili fattori confondenti, quali il BMI, l'suo di ormoni per la terapia della menopausa, l'abitudine al fumo da sigaretta, l'assunzione di farmaco o integratori a base di calcio e l'attività fisica.
Le limitazioni del trial comprendono il fatto che l'end point (la frattura d'anca) fosse basato sulla auto dichiarazione del paziente, senza altri riscontri, e la mancanza di informazioni circa la tipologia di PPI utilizzata e il relativo dosaggio.
I ricercatori hanno concluso che  I loro risultati confermano la decisione dell'Fda che nel maggio del 2010 ha fatto inserire nel foglio illustrativo del farmaco la  specifica che gli inibitori della pompa protonica (PPI) possono aumentare il rischio di fratture vertebrali, all'anca e al polso se assunti ad alte dosi o in modo prolungato. La decisione riguarda sia i PPI da prescrizione sia le versioni da banco di alcuni di questi farmaci.

lunedì 20 febbraio 2012

IL DISCO ARTIFICIALE CERVICALE NON È ANCORA PRONTO PER LA PRIMA SERATA?
Zechmeister, European Spine Journal, 2011

Per i pazienti con cervicalgia e sintomi radicolari, il disco artificiale cervicale è estremamente attraente. Si tratta di una nuova tecnologia molto pubblicizzata. I fautori affermano che il disco artificiale cervicale conserva l'altezza del disco e la normale lordosi, e che si tratta di un'alternativa alle procedure di fusione che permette di mantenere il movimento.
Tuttavia, una revisione sistematica recente di Zechmeister sottolinea che il disco artificiale cervicale non è pronto per la "prima serata", perché le evidenze degli studi clinici pubblicati presentano molti gap.
La revisione sistematica aveva lo scopo di verificare se la sostituzione del disco cervicale fosse più efficace e/o sicura rispetto alla chirurgia di fusione o al trattamento conservativo in presenza di dolore e/o sintomi neurologici.
Zechmeister ha rilevato che non esistono evidenze che la sostituzione del disco sia superiore per alcuna indicazione. Né la sostituzione del disco cervicale, né la chirurgia di fusione si sono dimostrate più efficaci rispetto al trattamento conservativo, e non esistono evidenze che la sostituzione del disco cervicale sia superiore rispetto alle tecniche di fusione. Inoltre, nessuno dei due trattamenti presentava vantaggi in termini di complicazioni o eventi avversi.

venerdì 30 dicembre 2011


BUON 2012

Tanti cari e sinceri a chiunque sia passato, passi o passerà da queste parti!!!

mercoledì 14 dicembre 2011


Rottura del crociato anteriore, ricostruzione oltre i 40 anni

Con il diffondersi dell'attività fisica ad alto livello in età più avanzata, è divenuta frequente la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio, tipica lesione dello sportivo. Se questa avviene sopra i 40 anni, è controverso se sia preferibile un atteggiamento conservativo, soprattutto per timore di un maggiore tasso di complicanze (rigidità, artrofibrosi, infezioni, problemi di guarigione della ferita, malattia tromboembolica), o se optare per l'intervento di ricostruzione. Claudio Legnani, dell'Università di Milano, e collaboratori, hanno stilato una guida per il migliore approccio terapeutico sulla base di una revisione sistematica di 17 articoli. Vari report hanno dimostrato eccellenti risultati con la ricostruzione del crociato negli ultra 40enni, in termini di soddisfazione soggettiva, ritorno all'attività precedente, ridotte complicanze. Alcuni autori citano addirittura ottimi esiti in pazienti di 50 anni e oltre. Sebbene vi siano pochi studi di alto livello, i dati riportati in letteratura suggeriscono che la ricostruzione del crociato possa essere eseguita con successo in pazienti meno giovani motivati e appropriatamente selezionati con instabilità sintomatica del ginocchio e che vogliono tornare a partecipare ad attività ricreative o ad attività sportive che richiedono elevate prestazioni. Per massimizzare l'outcome è fondamentale eseguire la Rm, allo scopo di verificare la presenza di eventuali lesioni multiple ed escludere modificazioni artritiche. I fattori in base ai quali decidere sono: occupazione, sesso, livello di attività del soggetto, quantità di tempo speso nello svolgimento di attività di elevato livello, presenza di lesioni associate nel ginocchio; l'età fisiologica e il livello di attività sono più importanti dell'età cronologica. In generale, si può proporre l'intervento a chiunque desideri ristabilire la pregressa attività, indipendentemente dall'età; la ricostruzione della cinematica del ginocchio, inoltre, riduce il rischio di ulteriori danni, come l'insorgenza di artrosi.

J Orthop Traumatol, 2011 Nov 11.